martedì 1 settembre 2015

Da Venezia a Tokyo lungo laTransiberiana

Nuovo blog
Un viaggio via terra fino al Giappone lungo la più lunga ferrovia del mondo. A Vladivostok prenderemo un traghetto per raggiungere prima la Korea del Sud, poi la nostra meta. In un mese attraverseremo nove stati e percorreremo circa 15.000 km. Da Venezia a San Pietroburgo useremo il bus, fermandoci a Vilnius e Riga.

domenica 24 agosto 2014

Blog di Viaggio Americano Selvaggio 34 notti in auto

Nuovo blog e nuovo viaggio negli Stati Uniti: la Route 66, i grandi parchi, le grandi città e le cascate del Niagara. Un itinerario Coast to Coast di 45 giorni e 13.000 km in entrambe le direzioni che percorreremo per la maggior parte in auto e un pochino in autobus. La jeep che ci hanno dato è così grande che la utilizziamo come camper dormendo dove capita: UN VIAGGIO AMERICANO SELVAGGIO.

mercoledì 4 settembre 2013

Il costo di un anno sabbatico in giro per il mondo

NOTA: Il 16 e il 19 agosto, su Rai Radio Tre, sono andati in onda i nostri racconti. Per riascoltarli o scaricare i podcast si vada a questo post:
http://ruggerodaros.blogspot.it/2013/08/paola-e-ruggero-alla-radio.html 
 
Il nostro viaggio. La linea continua è il percorso fatto via terra.

Da quando siamo partiti a quando siamo tornati abbiamo speso 10.000 € a testa.

Esclusi i voli sono in media 23 € a testa al giorno.

Chilometri percorsi in moto: 5.000, in camper: 5.500, in autostop: 2.000, in nave: 4.000.

In totale, via terra e via mare: 55.000 km

Paesi visitati: 18

Voli aerei: 10 (di cui uno volutamente perso)

Alberghi, camere o guesthouse cambiati: 120

Notti in nave: 8, in treno: 15, in bus: 24

Pacchi postali spediti a casa: 3

Post scritti sul blog: 280

Visite al nostro blog in un anno: 60.000

Problemi di salute Paola: infezione cutanea in Indonesia

Problemi di salute Ruggero: dissenteria in Birmania e rottura della retina in Indonesia

Soldi spesi per “riparare” la retina: 250 € (comprese 7 viste mediche di cui 2 a Gerusalemme, un’operazione laser, una tomografia O.C.T. all’occhio, colliri vari, ecc.)

Soldi rimborsati dall’assicurazione: 0 (la rottura della retina è stata considerata una conseguenza di una patologia preesistente, la miopia!)

Numero di volte in cui ci siamo sentiti in pericolo: 0.

Numero di furti: 0 (sono spariti dallo zaino un paio di sandali e delle maglie, forse dimenticati).

Guide: troppe (si veda le foto del post precedente), ma necessarie. Alcune portate da casa e altre comprate per strada. Molte volte abbiamo comprato i capitoli in pdf dal sito della Lonely Planet Italia per 3,9 € ciascuno e poi letti sul kindle o sul computer, ma avere una guida cartacea è senza dubbio più comodo.

Carte di credito e denaro: avevamo in totale due bancomat abilitati per il circuito internazionale Cirrus e due carte di credito classiche, più una prepagata Poste Pay per i piccoli acquisti in internet, come le guide pdf che abbiamo descritto precedentemente. Le carte di credito classiche le abbiamo utilizzate solo per l’acquisto dei voli online, mentre per il prelievo di denaro abbiamo sempre utilizzato il bancomat che permette di prelevare fino ad un massimo di 250 € al giorno in valuta locale, pagando una commissione alla nostra banca di soli 2,5 € a prelievo. Gli unici stati in cui non è possibile prelevare sono: Iran, Turkmenistan e Birmania. Abbiamo sempre tenuto 600$ e 400€ (in totale) nascosti nella cintura dei pantaloni per le emergenze. I dollari sono accettati meglio degli euro, ovunque.

In viaggio è meglio computer, kindle, tablet o smartphone? Dipende chiaramente da quello che si deve fare. Per scrivere lunghi testi, per salvare e immagazzinare tante foto e video, ci vuole sicuramente un piccolo pc portatile da 10”, magari con una batteria da 6 celle che dura fino ad 8 ore. Per scrivere e leggere durane i lunghi trasferimenti in bus sarebbe più comodo un tablet. Per leggere l’ideale è un kindle, ma serve solo a quello. Lo smartphone è da portare sicuramente: è leggero e in caso di acquisto di una SIM locale con traffico internet si può usare anche da hotspot o da ruter per potersi collegare con il portatile, per fare questo basta abilitare la funzione Tethering su Android o una funzione equivalente su IOS. Il wi-fi all’estero è molto diffuso.

ZAINI:
Due a testa: uno piccolo davanti da 3kg e uno dietro, più grande, da 11kg.

Peso totale alla partenza: 13 kg, al ritorno 15 kg (a testa).

Sarebbe meglio avere una decina di kg in totale, in modo da poter camminare anche per lunghe distanze con gli zaini sulle spalle. Lo abbiamo fatto lo stesso, ma i 5 kg in più si sentono.

Cosa abbiamo portato nello zaino: computer da 10” (due, uno a testa), una macchina fotografica reflex e una digitale con zoom 12x, un lettore Kindle, un lettore mp3, due telefoni cellulari da usare con le SIM comprate sul posto, una bacinella gonfiabile per il bucato, spago da cucina per stendere la biancheria in camera e relative mollette, zanzariera (quasi mai usata), due paia di ciabatte per la doccia (niente phon: pesa e non serve), un paio di sandali e un paio di scarpe da ginnastica a testa, un paio di pantaloni leggeri corti e lunghi a testa, una calzamaglia di pile da mettere sotto i pantaloni leggeri per affrontare il freddo delle montagne; una maglia leggera e una più pesante di pile; due paia di calzini, tre paia di mutande e tre magliette a testa. Ogni sera si gonfiava la bacinella, si lavavano le magliette più altre cose e la mattina erano già asciutte e pulite.

Inutile portarsi peso, si può comprare qualsiasi cosa per strada: nello Yunnan abbiamo acquistato due giacche a vento al costo di 5 euro ciascuna e in India dei pantaloni lunghi per 2 euro.

Niente sacco a pelo, troppo ingombrante e scomodo. Abbiamo portato invece un lenzuolo leggero da usare sui letti non proprio puliti e, nelle zone fredde, delle coperte in pile comprate per strada. Come asciugamani avevamo quattro leggerissimi quadrati di cotone, simili a quelli che usano le suore di Madre Teresa per l’abito, si asciugano nel giro di poche ore. 



lunedì 2 settembre 2013

Un anno in viaggio: un primo pensiero

E’ passato un anno da quando siamo partiti da Venezia con il traghetto della Anek Line diretti in Grecia, verso oriente. E in oriente ci siamo arrivati via terra, metro dopo metro, chilometro dopo chilometro, giorno dopo giorno, attraversando terre piene di fascino e mistero, come se nulla fosse cambiato da quel tempo lontano in cui un giovane mercante, tornando dal suo lungo viaggio, raccontò di posti fantastici, quasi surreali.

Nell’era della globalizzazione e di internet sembra che tutto sia noto, che la conoscenza sia a portata di click e che non occorra visitare un paese per conoscerlo. Non è così. Sappiamo solo quello che ci viene raccontato, quello che viene reinterpretato con occhi occidentali e per gli occhi occidentali. Il mondo è complesso nella sua globalità, semplice nella sua umanità. Viaggiare via terra diventa così un viaggio di consapevolezza.

Una consapevolezza che deriva da intere giornate passate su dei bus o sulle ruote cigolanti di un treno, piuttosto che su un carro di fortuna trainato da buoi. Oppure dal coraggio di fare l’autostop, finendo nel cassone di un camion con un’intera famiglia sorridente, contenta di averti come ospite.

Si parlano lingue diverse ma le curiosità sono le stesse. Si comunica allora con le mani, oppure con disegni tracciati su di un foglio di carta. Pur esprimendosi ognuno nella propria lingua si conosce molto dell’altro: dove vive, dove lavora, quanti anni ha, quanti figli ha. Incontri gente semplice che vuole portarti nel suo mondo, dirti che è uguale al tuo, che i confini sono solo un’invenzione dei potenti, mentre non esistono per le persone comuni. Ci sono solo tante belle diversità che arricchiscono e non dividono.

Ed è proprio alle frontiere che vedi i comportamenti più strani. C’è quello che ti misura la febbre, quello che ti fa spogliare, quello che ti chiede il nome mentre lo sta leggendo sul tuo passaporto, oppure quello che sparisce e ti lascia ad aspettare delle ore, senza farti capire che non si è dimenticato di te. La paura è sempre la stessa: beccare il funzionario di turno che trova degli errori nel tuo visto facendoti rimanere nella “terra di nessuno”, tra la dogana che ti ha espulso e quella che non vuole farti entrare.

Anche la richiesta del visto richiede pazienza, a cominciare dalle ambasciate dove l’atmosfera è spesso kafkiana: orari mai certi, tempi di risposta lunghissimi e sportelli grandi come la Bocca della Verità: ci metti il passaporto e non sai se lo rivedrai più. Solo quando trovi il tuo visto ben stampato ti senti nuovamente un uomo libero.

Viaggiare via terra richiede anche la consapevolezza del cibo: pranzi dimenticati, oppure a base di pane e banane, colazioni inesistenti e angurie mangiate sui marciapiedi; insetti al posto della carne e mosche come condimento. Nulla è certo quando cammini per il mondo, eppure nulla ti manca.

La cosa più difficile in un viaggio così lungo rimane comunque la partenza. Tutto rema contro. Quando stai per partire le persone non ti aiutano di certo: “Ma vi sembra il momento di partire? Siete troppo magri. Siete troppo grassi. Troppo giovani. Troppo vecchi. Rischiate di perdere il lavoro. E la pensione?” C’è voluto del tempo per liberarsi da questi timori, per capire che la partenza ti arricchisce, ti proietta nella scoperta, ti cambia dentro.   

Anche l’età ha il suo peso in un viaggio. Quando sei giovane e hai visto poco del mondo ogni passo è una scoperta, la sorpresa ha un’unica direzione, quella che dall’esterno arriva all’interno e il tuo andare assume talvolta la forza di un’impresa. Ma a cinquant’anni il rapporto con la novità è diverso, coinvolge tutto il tuo io e ti porta soprattutto a viaggiare dentro. Il mosaico, l’arabesco, la scultura, perdono il loro nome, il significato storico ed entrano in te attraverso una dimensione diversa, come se la tua anima comunicasse con l’arte e tu fossi lì ad ascoltarli.  

Dopo un anno ti senti uguale e ti senti diverso. Ti sei abituato a viaggiare e in qualche modo il viaggio è diventato la tua vita. La “tua casa” pesa solo 15 kg e puoi crearla ovunque: in una camera d’albergo, nello scompartimento di un treno, sul ponte di una nave o sul sedile di una corriera. Spazi che sembrano apparentemente piccoli, ma diventano enormi se pensi che la casa di un viaggiatore è il mondo intero. 

Le nostre guide a Varanasi (India) prima di spedirle in Italia. Si notino le copertine det Tibet e dell'Iran tolte per attraversare alcuni confini con più tranquillità.

sabato 31 agosto 2013

Ottavo giorno: fine del digiuno


Il mio peso questa mattina era di 58,9 kg. Ho perso 0,4 kg rispetto a ieri, 5,4 kg dalla mattina in cui ho cominciato a non mangiare e 6,9 kg da quando, alcuni giorni prima, ho cominciato a mangiare solo frutta e verdura per preparami al digiuno.

I 5,4 kg persi in una settimana sono nella media di chi digiuna bevendo solo acqua per una settimana. Andando avanti si perde sempre meno peso. Alessandro Baldassarri, imolese di 36 anni, psicologo ed esperto naturopata, ha fatto un digiuno totale per 25 giorni (sotto controllo medico) passando da 81 kg a 69 kg. Nei primi 9 giorni ha perso 7 kg, solo 5 kg nei 16 giorni restanti.

Non sapendo come avrebbe reagito il mio stomaco al cibo, stamane temevo nel bere anche una semplice spremuta, così l’ho diluita con acqua. Dopo due ore ho mangiato una mela grattugiata e a mezzogiorno una crema di zucchine. In serata, mentre gli altri mangiavano la pizza, io mi abbuffavo con una patata, una zucchina e una carota frullate tutte insieme: l’alimentazione di un bambino di un anno. Con tutta questa frutta e verdura sono anche riprese le mie normali funzioni intestinali. Domani mangerò qualcosa di più consistente.

E’ stato proprio bello riassaporare il cibo, lentamente. Mangiare un cucchiaino alla volta pensando a quello che stavo facendo, cosa che non mi capitava quasi mai prima del digiuno. Ho percepito chiaramente la “riaccensione” dello stomaco, i primi movimenti interni, i primi brontolii. Continuo comunque a non sentire la fame, fisicamente sto molto bene e sicuramente conosco meglio il mio corpo.

Per le informazioni generali sul digiuno all'acqua selezionare link seguente:

Mira e il digiuno all'acqua di 10 giorni


Con questo ultimo post sul digiuno finisce il nostro viaggio.

Grazie veramente a tutti
Paola e Ruggero

venerdì 30 agosto 2013

Digiuno totale all’acqua: 7° e ultimo giorno


Il mio peso questa mattina era di 59,3 kg; ho perso 0,6 kg rispetto a ieri.

Ormai sono rientrato nella “normalità”, ho dormito tranquillamente tutta la notte e mi sono alzato senza stanchezza o giramenti di testa. Il dolore al braccio che mi aveva dato problemi i giorni scorsi è sparito completamente. Da due o tre giorni la mia pelle è più liscia, senza nemmeno un cenno di foruncoli ed è meno grassa, tanto che sento meno il bisogno di lavarmi.

Questo benessere apparente potrebbe indurmi a prolungare il digiuno di qualche giorno, ma ormai ho deciso che da domani ricomincerò a mangiare. Sette giorni mi sembrano più che sufficienti per liberarmi del cibo passato e iniziare un’alimentazione più sana.

E’ stato interessante vedere come il corpo si modifica e si adatta alle situazioni: il benessere fisico che ritorna dopo qualche giorno, i dolori “nascosti” che si ripresentano, aumentano e poi spariscono di nuovo, la pelle che diventa come quella dei bambini, il battito del cuore, inizialmente forte, ritornare lentamente alla normalità, ecc..

Oggi è stata una giornata normale, nessuna fatica a fare le cose. Mi sono documentato su come ricominciare a mangiare. Non ci sono delle indicazioni particolari, l’importante è mangiare pochissimo. Nel 1945, quando gli alleati liberarono i prigionieri dei campi di concentramento, alcuni detenuti, che finalmente potevano mangiare a sazietà, morirono perché il loro stomaco si era troppo ristretto e letteralmente scoppiava per il tanto cibo.

Sogno già i sapori.

Per leggere il post relativo al primo cibo dopo il digiuno, selezionare il seguente link:

Digiuno ottavo e ultimo giorno


Curiosità del viaggio: mappa della vegetazione mondiale

giovedì 29 agosto 2013

Digiuno totale all’acqua: 6° giorno


Il mio peso questa mattina era di 59,9 kg; ho perso 0,6 kg rispetto a ieri.

Stamane mi sono alzato con tranquillità e mi sono sentito subito molto bene, la testa era chiara e stranamente mi sono tornate le forze. Da dove non so. Questo esperimento, non me la sentirei di chiamarlo in altro modo visto che non digiuno per dimagrire e nemmeno credo molto negli effetti della “purificazione”, ha comunque dato i suoi frutti: la sorpresa di migliorare di giorno in giorno invece di peggiorare.

Da lunedì è ospite da noi Primerio, un nostro amico di Roma. Oggi siamo andati con lui sul delta del Po e all’abbazia di Pomposa. Ho guidato per 250 km dentro le stradine del delta e lungo gli argini senza alcun problema e sono tornato a casa stanco come lo sarei stato in qualsiasi altro giorno. Già ieri sera avevo notato il ritorno delle forze, ho letto fino all’una di notte senza nemmeno accorgermene.

Ormai guardo il cibo quasi con indifferenza, come se fosse qualcosa lontano da me, anche se il piatto di prosciutto fresco e verdure cotte che oggi ho visto in una piadineria romagnola mi ha fatto venire proprio “l’acquolina in bocca”. Chissà se saranno diversi i sapori del cibo quando ricomincerò a mangiare.

Probabilmente un digiuno di 7 giorni è un’esagerazione, ma qualcosa di buono sembra comunque esserci in questa pratica. Studi scientifici hanno dimostrato che i mormoni, che praticano regolarmente dei bevi periodi di digiuno, hanno un’incidenza di malattie alle coronarie molto più bassa degli altri americani. Già dagli anni ’70 sono noti per avere il cuore più “invulnerabile” di tutti gli States.

Domani sarà il mio ultimo giorno di digiuno.

Per leggere il post relativo al digiuno del 7° giorno selezionare il seguente link:

Digiuno 7° giorno

Curiosità del viaggio: il mondo diviso in 7 aree, ciascuna da un miliardo di abitanti.