venerdì 8 marzo 2013

L’arrivo in Malesia e un saluto alla Thailandia

[Malesia]  Il visto della Thailandia vale 30 giorni e viene fatto appena arrivi ai posti di confine o in aeroporto. Non ha nessun costo e si può rinnovare all’infinito uscendo e rientrando da qualsiasi confine, è una prassi, tanto che nelle agenzie ci sono i pacchetti “Visa service” dove ti organizzano l’uscita e il rientro nel paese su di un minivan con tanto di scritta sul fianco “VISA RUN”. Un business pure questo.

Oggi scade il nostro visto. Saremmo rimasti volentieri qualche giorno in più, le isole sono belle e la vita di mare uno spasso. Ci incuriosiva l’isola di Koh Lipe, di cui tutti raccontano meraviglie, ma perdere due giorni per rinnovare il visto ci sembrava veramente troppo e i 30 giorni passati in Thailandia ci sembrano sufficienti. Inoltre, siamo sempre più convinti che lasciare delle cose da vedere nei posti vistati giustifichi il desiderio di tornarci.

Passiamo una notte insonne a Koh Kradan, Paola lottando contro delle zanzare che all’improvviso sono comparse da chissà dove ed io con la febbre a 38 e forti dolori muscolari. Inizialmente pensavo di aver preso troppo sole facendo snorkeling il giorno prima e di essermi stancato pagaiando sulla canoa, poi viste le piccole eruzioni cutanee sulla schiena, mi viene il forte sospetto che sia febbre da Dengue, un’infezione virale trasmessa dalle zanzare e diffusissima in queste isole. La mia preoccupazione non è tanto quella di affrontare le 11 ore di viaggio fino a Georgetown con la febbre, quanto il fatto di essere respinto al confine. Ormai In tutte le frontiere sono muniti di una piccola telecamera che ti fa la foto al momento del controllo del passaporto e di un sensore a raggi infrarossi che ti  misura la febbre. In Turkmenistan, e nei paese dell’ex Unione Sovietica, sono molto severi su questo. Nel pomeriggio attraversiamo senza alcun problema il confine e verso sera la febbre comincia ad abbassarsi. Rimarrò con il dubbio della Dengue, ma l’importante è che sia passata.

L’organizzazione turistica thailandese è fantastica. Nel corso della giornata abbiamo cambiato due barche e tre minivan, ed ovunque c’era qualcuno ad aspettarci. Il motore di una delle barche si è pure rotto in alto mare, ma dopo solo 30 minuti ne è arrivata un’altra a portarci in salvo. Dall’isola di Kho Kradan arriviamo in due ore a Trang, sulla terraferma, poi ci portano alla stazione dei bus, dove si parte per Hat Yai (2 ore) ed infine alle 15 prendiamo l’ultimo bus di 4 ore fino a Georgetown, in Malesia (il tutto pagando 1150 bath, circa 30 euro a testa). Nei momenti in cui riesco ad alzare la testa, che appesantita dalla febbre riposa tra le mie mani, vedo strade moderne e tutto un susseguirsi di verdi campi coltivati, se non sapessi di essere qui, potrei tranquillamente scambiare questa parte del paese per una qualsiasi zona della Pianura Padana. In Malesia bisogna spostare l’orologio in avanti di un’altra ora, ora siamo a “più sette” rispetto all’Italia.

Un saluto alla Thailandia
In Thailandia siamo stati molto bene e i tailandesi sono decisamente stupendi: sempre gentili, sorridenti e pronti ad aiutarti. Non si arrabbiano mai, e se dopo aver visto la stanza dell’albergo gli dici che ci pensi, invece di guardarti male ti dicono: “Nessun problema, lasciate pure qui gli zaini mentre cercate, li guardiamo noi!”. Sono corretti, una volta concordato il prezzo delle cose non ricevi fregature, se dovesse capitare sarebbe veramente un’eccezione.

Ringraziamo i thailandesi per i buonissimi pancakes alla banana cosparsi di latte condensato che ci hanno reso dolci tante colazioni, preparati su miseri chioschi sulla strada che valgono quanto una pasticceria di marca. E ricordiamo con piacere i sacchetti di frutta già pronta e tagliata che si può divorare camminando. A Bangkok abbiamo mangiato per la prima volta l’anguria gialla, che ha lo stesso identico sapore di quella rossa. Ringraziamo i thailandesi anche per aver vietato il Duran sui mezzi pubblici e negli alberghi, un frutto dall’odore insopportabile anche a molti metri di distanza. Molti uomini ritengono aiuti la loro “mascolinità”.

Ci ha colpito la forte, e probabilmente efficace, campagna antifumo. Tutti i pacchetti di sigarette, anche quelli delle marche più famose, hanno sui due lati delle angoscianti immagini di cancri e deformazioni fetali che non ti possono sfuggire, anche se non fumi, perché sono ben esposti alle spalle del cassiere in tutti i negozi.

Ringraziamo infine i thailandesi per il loro Paese fantastico, fatto di cultura, di templi impressionanti, di foreste, di isole da paradiso, di fiumi navigabili come il Mekong, e perché no, anche di mezzi come lo Sky Train, che ti permette di fare un viaggio a volo d’uccello sopra gran parte della città di Bangkok.

In Malesia già entrando nel supermercato ci si rende conto del problema tra cinesi e mussulmani
 La forte campagna thailandese contro il fumo
 Il durian ha un odore nauseante e in molti posti è vietato

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