martedì 29 gennaio 2013

In bici sul lago Inle

[Birmania]  Speravamo che il bus partito da Bagan avesse qualche ritardo invece è arrivato a Nyaunghwe sul Lago Inle in perfetto orario, alle 2 di notte, dopo otto ore di viaggio. Non c’è un solo bus notturno in Birmania che abbia un orario discreto: invece di partire la sera e arrivare alla mattina, come tutti i bus del mondo, partono nel pomeriggio e arrivano in piena notte, lasciandoti generalmente lungo una strada della città, al buio, senza anima viva intorno, con il marciapiede come sala d’aspetto e tanti cani randagi poco friendly.

Per fortuna ci sono con noi altri due ragazzi, uno svizzero ed uno londinese con i quali, zaino in spalla, ci incamminiamo verso la Gypsy Guesthouse, vicino al molo pieno di lunghe barche che sembrano gondole con il motore. I cancelli sono chiusi con scritto FULL bene in vista. Il monito è chiaro: non rompete fino a domani mattina!
Ci sistemiamo tutti e quattro sul pavimento in legno del molo, nella parte dove il tetto è coperto. Fa molto freddo e malgrado abbiamo tutto addosso non riusciamo proprio a dormire. L’inglese si ricorda che nel monastero i monaci mettono a disposizione dei materassi sul pavimento, basta dare un’offerta. Quando entriamo la stanza è strapiena, ci saranno almeno cinquanta turisti, ma almeno fa caldo e riusciamo a dormire.
Verso le sette cominciamo a fare il giro di cinque o sei guesthouse ma tutte ci dicono che non hanno posto. Per consolarci facciamo colazione in una di queste e poi un ultimo disperato tentativo alla Gypsy Guesthouse, prima di rassegnarci a passare sui materassi del monastero anche la seconda notte. Quando entriamo, senza neppure dire niente, il padrone si avvicina e sulla sua calcolatrice mi indica il prezzo della stanza: 17$ con bagno in camera, colazione e wi-fi, è pochissimo rispetto ai prezzi del lago Inle. Lo guardo con un grande sorriso e senza neppure vedere la stanza gli dico…OK!! Mi giro e dietro di noi c’erano già altri disperati che aspettavano il nostro rifiuto. A volte davvero non ti sai spiegare come le cose si semplifichino da sole. Sicuramente  il Myanmar ce lo ricorderemo soprattutto per la difficoltà cronica di trovare alloggi.
Nel pomeriggio noleggiamo due bici, attraversiamo il ponte sul canale che porta al lago seguendo la sconnessa pista in terra battuta che attraversa la campagna del Myanmar e arriviamo fino alle Hot Spring, due piccole piscine termali dentro una moderna Spa, che non valgono gli 8$ chiesti per fare il bagno. Proseguiamo pochi km arrivando a Kaung Daing, un bellissimo villaggio sul lago con palafitte in legno, dove la vita sembra ferma a tanti secoli fa. Gli abitanti si spostano da una palafitta all’altra con piccole barche a remi e tutto quello che serve viene fatto a mano: dal taglio della legna, ai sigari, agli spaghetti, alla lavorazione del ferro.
Contrattiamo una barca a motore per portare noi e le nostre biciclette dall’altra parte del lago da dove possiamo riprendere la strada per tornare in città. Il tragitto lungo le calme acque del lago, attraverso canali, palafitte e pescatori solitari, è emozionante. Dopo mezz’ora arriviamo al villaggio di Maing Thauk, la parte sulla terraferma è collegata a quella sul lago da un ponte in legno barcollante lungo 470 m. Un’altra oretta di bicicletta tra belle scene di vita contadina e siamo di nuovo a Nyaunghwe. Affamati ci fermiamo al ristorante Aurora per un bel piatto di patate e melanzane al carry.

Le palafitte si riflettono sull'acqua del lago Inle
Il ponte di legno lungo 470 metri del villaggio Maing Thauk
Donne Pa-O vendono legna da ardere lungo i sentieri
Ritorno dal mercato. L'uomo indossa il classico "longy", una gonna fatta con un unico pezzo di stoffa avvolto alla vita.
Il legno Thanakha da cui si ricava la polvere per proteggere il viso dal sole
...usato prevalentemente da donne e bambini

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