domenica 9 dicembre 2012

Welcome to India

[India]  Che l’India sia un insieme di opposti è una cosa abbastanza nota, ma quando lo sperimenti su te stesso la cosa diventa divertente e a volte è anche una lezione. Da Sarnath a Varanasi ci sono circa 15 km di strada, quando torniamo da scuola percorriamo i primi 13 con un risciò a motore e gli ultimi due con un ciclo risciò.

Ieri indossavo un nuovo paio di pantaloni, identici a quelli precedenti, cambiati perché quelli comprati un mese fa hanno perso completamente il colore, per 1,5 euro non ci si può aspettare molto neanche qui. L’unica differenza tra i pantaloni vecchi e quelli nuovi è nelle dimensioni delle tasche, questi ultimi le hanno meno profonde.

Stavamo sul risciò a pedali, con i sedili progettati forse per dei bambini, o per gli smilzi indiani, ma troppo stretti per il sedere degli occidentali, cercando di proteggere il fondo schiena dai sobbalzi di tutte le infinite buche, messe probabilmente lì apposta per farti trovare il karma del viaggio. All’improvviso sentiamo un tipo che urla da dietro: “Hello!, Hello!, Hello!...” e ancora prima di girarmi comincio ad armarmi per mandare a quel paese l’ennesimo venditore.

Mi giro e vedo un giovane uomo che pedala tutto trafelato sulla sua vecchia bicicletta, una mano sul manubrio e l’altra protesa in avanti mentre trattiene un biglietto da 100 rupie e grida: “Yours, Yours!”. Capisco subito che ho perso i soldi da quelle maledette tasche, infatti c’è un altro pezzo da 100 che ancora penzola. Stupito di questa scena e preoccupato per gli altri soldi persi, prendo la banconota ringraziando calorosamente, mentre il tipo mi risponde: “Welcome to India, welcome to India!”.

Chiediamo al ciclo risciò di tornare indietro per vedere se riusciamo a recuperare qualcos’altro, trovo una banconota da 10 rupie sul ciglio della strada e mentre sto ancora cercando arriva un uomo dal nulla che mi porta altre tre banconote da 10. Risalgo sul mio stretto sedile e ripartiamo, arrabbiato con me stesso per la mia disattenzione.

Passata velocemente la seccatura per aver perso l’equivalente di due euro, mi sale la bellezza del gesto di quell’uomo. Cento rupie non sono niente per me, 1 euro e mezzo, ma per gli indiani sono la paga di un giorno, più o meno i nostri 50 euro. Mi sento in colpa  per tutte le volte che ho pensato male di loro. Una bella lezione al mio cercare sempre il ladro e mai l’onesto. Così l’onesto ha cercato me… welcome to India.


1 commento:

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