domenica 30 dicembre 2012

Birra e pesce a Diu

[India]  Diu è una minuscola isola con alcune chiese imbiancate a calce, vie pulite e poco affollate. Oltre 400 anni di dominio portoghese l’hanno resa molto simile ad una cittadina europea, piena di ville coloniche dai colori sgargianti, bar, caffè e ottimi ristoranti di pesce.

Arriviamo alla stazione dei bus nel primo pomeriggio e non c’è nessuno in giro, sembra tutto chiuso, non troviamo nemmeno un risciò che ci porti in albergo. ”Sono a fare la siesta - ci dicono – qui si usa così”. Questa è infatti una tradizione portoghese tuttora onorata da molti abitanti della zona, abituati alla confusione indiana, ci troviamo quasi a disagio a non trovare qualcuno a cui chiedere informazioni. Anche qui gli hotel sono tutti pieni o prenotati per i tre giorni di fine anno. Era molto simpatico l’Hotel Sao Tomé Retiro, con la terrazza praticamente sul tetto della St Thomas’ Church, una chiesa del 1600, ma sono rimasti solo dei loculi improponibili. Troviamo comunque una sistemazione in una piccola guest house.

La camera non è male, ma si vede che manca il tocco di pulizia femminile. In tutta l’India sono gli uomini o i ragazzi maschi a fare questo lavoro, usando un unico scopino e un unico straccio umido per pulire il bagno la camera e magari anche le scale.

Depositati i bagagli nella stanza ci fiondiamo subito a provare i vari tipi di gelato e la soda alla menta o allo zenzero, prodotta in città, ma soprattutto beviamo finalmente una fresca birra, la prima volta negli ultimi tre mesi. Ovunque gli alcolici sono proibiti e quando si trovano costano tantissimo, ma Due è un porto franco, costano  pochissimo, un’isola felice per gli ubriaconi.

Rimaniamo qui due giorni per riposarci un po’, prendendo una moto per visitare le spiagge più ovest orlate di palme. Alcune sono deserte ma la famosa Nagoa Beach è piena di indiani che fanno il bagno: gli uomini sono in pantaloncini, o addirittura in mutande, mentre le donne sono vestite. Nessuno prende il sole…sono già abbastanza abbronzati.

Visitiamo il forte dove siamo continuamente fotografati dalle famiglie in visita, e dobbiamo metterci in posa prima con i figli, poi con la madre ed infine con il padre; non si capisce perché non si possa fare una foto tutti insieme. Finalmente ci sediamo per farci una mega mangiata di pesce con verdure, patate e birra.

Al mare anche in mutande
 L'interno della chiesa portoghese del 1600...
...e il suo tetto
L'ingresso della città di Due

sabato 29 dicembre 2012

In pellegrinaggio fino a 1170 m, salendo 10.000 scalini

[India]  Grande quanto due terzi dell’Italia e con la stessa popolazione, lo stato del Gujarat è un’immensa arida pianura puntellata da qualche vetta diventata, inevitabilmente, luogo di culto. Il più alto di questi è il sito sacro di Girnar Hill, nei pressi della città di Junagadh, che si eleva fino a 1170 metri di altezza, dove si trovano importanti templi  giainisti e buddhisti.

A Junagadh  arriviamo alle 8 con due autobus sgangherati e senza cuccette, uno preso a Bhuj alle 23.30 e l’altro con un cambio per strada alle 5. Per riprenderci dalla fatica notturna facciamo colazione nell’hotel più lussuoso della città, semplicemente perché è l’unico posto dove è possibile farla. Sequestriamo tutti i tovaglioli di carta presenti sui tavoli per la solita difficoltà di trovare la carta igienica. Vorremmo depositare gli zaini, per non perdere tempo e salire subito la montagna, ma nessuno vuole tenerceli, dicendo che la polizia non vuole. E’ strano che solo in Gujarat ci sia questa norma!

Tutti consigliano di partire il mattino presto per evitare il caldo e per avere tutto il tempo di salire e scendere tranquillamente, noi invece partiamo alle 14, ma prima di salire visitiamo la città di Junagadh, con un forte risalente al dominio britannico e due mausolei molto interessanti, uno dei quali ha quattro minareti da favola, racchiusi da scale a chiocciola.

Ai templi si arriva solo attraverso 10.000 scalini in pietra, sempre pieni di pellegrini che arrivano da tutte le parti dell’India, ma soprattutto da Bombay, dove si trova una grossa comunità di giainisti. Chi non riesce a salire può prendere una portantina con due portatori. Qui, come nel resto del Gujarat, siamo gli unici turisti occidentali, ci salutano tutti chiedendoci da dove veniamo. Molti vogliono fare la foto con noi, alcuni le fanno di nascosto…esattamente come facciamo noi con loro!

La salita è piena di venditori di frutta, bibite e chai. A metà strada ci facciamo un’intera anguria, poi continuiamo a salire. In alto tira un’aria veramente fresca, ma la vista della pianura e la bellezza del tempio giainista meritano la fatica. Il tempio, finemente lavorato ed enorme, risale al XIV° secolo, ci chiediamo quanto sia stata grande la fede  che ha fatto arrivare fino a queste altezze il materiale per la costruzione e le varie statue, tutto portato rigorosamente sulle spalle, visto che non ci sono altre strade.

Torniamo giù esattamente dopo cinque ore, quando è già buio, con le gambe distrutte e i polpacci già doloranti… il peggio sarà dopo 48 ore. Le scimmie ci hanno accompagnato per l’ultimo tratto, giocando davanti a noi e saltando da un albero all’altro come Tarzan, è veramente impressionante come assomiglino agli esseri umani nei loro movimenti.

Io sono così stanca che dopo aver saltato il pranzo, salto anche la cena, voglio solo un letto!

Il mausoleo Vazir's con i minareti racchiusi da scale a chiocciola
Girnar Hill la montagna sacra ai giainisti, 10.000 scalini per arrivare alla cima
Chi non riesce a salire viene portato di peso, pagando...a peso!