venerdì 5 ottobre 2012

La questua dei monaci lungo il Mekong

[Laos]  La questua dei monaci
A Luang Prabang la sveglia è suonata alle 5 per assistere al rito “Tak Bat”, una tradizione buddista ancora viva in tutto il Laos: lungo le strade uomini e donne con cestini di vimini pieni di riso caldo e profumato, appena cucinato, sono inginocchiati o seduti su stuoie con le gambe incrociate, aspettando le lunghe processioni di monaci silenti, scalzi e con il loro abito arancione, che escono dai monasteri per ricevere l’elemosina quotidiana: una manciata di riso.

A quest’ora insolita si capisce quanti turisti ci siano in città perché lungo la via principale cominciano ad arrivare decine di grandi tuk tuk, ognuno dei quali scarica una ventina di turisti dei viaggi di gruppo, per la maggior parte tailandesi, che si siedono su delle candite stuoie già predisposte dalle loro agenzie lungo la strada, con un piccolo vassoio contenete banane, caramelle, dolciumi e ogni altro ben di dio. I monaci di Luang Prabang sono sicuramente i  più fortunati di tutto il Laos.

Per vedere il rito senza troppi turisti ci allontaniamo dalla via principale, andando dove i fedeli escono in silenzio dalle loro case e aspettano silenziosamente i monaci che passano in gruppi di 10 o 20, a seconda della grandezza del monastero. La cosa strana è che i monaci, che prima erano passati davanti ai turisti, hanno così tanti doni che spesso li offrono ai fedeli in cambio della manciata di riso, soprattutto ai bambini, che con le loro mamme si sono alzati così presto. Al di là della ressa dei turisti, facilmente evitabili, è veramente molto bello assistere a questo rito che si tramanda da sempre. Finita la processione, verso le 6.30 del mattino, tutti si riversano nelle pasticcerie a far colazione, con brioches che non hanno nulla da invidiare alle nostre…anche come prezzi.

In navigazione lungo il Mekong
Fatta colazione e riempiti di spray antizanzare, alle 7.30 andiamo alla biglietteria lungo il Mekong, uno sgabuzzino che funge anche da ristorante, per partecipare all’escursione di 25 km in barca, fino alle grotte di Pak Ou, situate a metà di una parete di roccia che cade a strapiombo sul fiume. Queste grotte, anticamente abitate da monaci e tuttora oggetto di continui pellegrinaggi da parte dei laotiani, si raggiungono salendo una serie di gradini e sono interamente costellate di statue ed immagini votive del Buddha di ogni misura e stile, molte delle quali portate qui nel XVI sec. dal re Setthatirath per sottrarle all’invasore birmano.

Il grande Mekong, letteralmente “madre di tutte le acque” si estende per 4.880 km ed è il dodicesimo fiume per lunghezza al mondo nonché, purtroppo, uno dei più inquinati. Nasce nell’altopiano del Tibet a oltre 5.300 metri di altezza, e dopo aver attraversato Cina, Birmania, Laos, Cambogia, Vietnam, si riversa nel Mare Cinese Meridionale creando, con il suo delta, oltre 4000 isole. E’ un’importante via fluviale, una vera e propria “autostrada del Laos”. Lungo le sue immense rive sono sorti e si sono disfatti imperi, regni e domini coloniali. Pace e guerra si sono alternati senza tregua: il fiume è stato testimone del tramonto della civiltà cambogiana di Angkor, dei bombardamenti americani, dei massacri perpetrati dai Khmer Rossi, dei terribili traffici dei signori della droga… e oggi, finalmente,  sembra conoscere un periodo di relativa pace.

Le forti variazioni stagionali della portata, e la presenza di rapide e cascate, ne rendono difficile la navigazione. L’unico tratto abbastanza tranquillo sono i 250 km tra Luang Prabang e Huay Xai, al confine con la Thailandia, che i battelli turistici percorrono in due giorni, con pernottamento nel villaggio di Pakbeng. Un lento e fantastico viaggio nel cuore della foresta, tra villaggi su palafitte e falesie, che noi abbiamo già fatto molti anni fa e che rifaremmo volentieri se non avessimo deciso di andare verso il sud del Laos. Ne risaliamo comunque un bel tratto fino alle grotte di Pak Ou sulle tipiche barche laotiane che aggirano velocemente i punti dove l’acqua scende più violenta. La giornata è finalmente stupenda, con il sole caldissimo, il cielo blu, il fiume marrone e la foresta intorno che sembra caderti addosso…un vero momento di naturale bellezza.

La sera, mentre andiamo a prendere lo sleeping bus per la capitale Vientiane, arriva una pioggia torrenziale, tanto che solo per attraversare la strada ci siamo completamente lavati, ma fa caldo e asciugarsi non è un problema.

All'alba la città si riempie di monaci per la questua quotidiana 
Una manciata di riso in religioso silenzio
In viaggio lungo il Mekong
Le mille statue del Buddha nelle grotte di Pak Ou guardano il Mekong

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