giovedì 30 agosto 2012

Ancora un confine


[Kirghizistan]  Oggi abbiamo lasciato l’Uzbekistan e siamo arrivati ad Osh, in Kirghizistan. L’orologio è stato spostato ancora in avanti, portando la differenza con l’Italia a quattro ore. Passare il confine è stato facile, rispetto a quello con il Tukmenistan, anche se le avventure non sono mancate neanche oggi: i poliziotti di confine mi hanno visto fare una foto (sapevo che è vietato), hanno chiesto la macchina fotografica e si sono limitati a farmi cancellare la foto appena scattata, ma avevo paura succedesse ben di peggio.

Osh è una brutta cittadina in stile sovietico, per nulla predisposta al turismo, la sistemazione che abbiamo trovato è scomoda e con un bagno solo per parecchie persone, per una notte va bene. Ricordiamo con nostalgia le città di Bukhara, Khiva e Samarcanda.

Così, dopo 13 giorni salutiamo l’Uzbekistan:
un bel paese, fatto gente cordiale. Siamo stati veramente bene in tutte le città che abbiamo visitato, buono il cibo e anche le sistemazioni. L’unico neo è quello dei trasporti: niente autobus, e posti in treno che si esauriscono con molti giorni di anticipo. Beh, dimenticavo anche le difficoltà per prelevare contante, ma sapendolo prima, si porta da casa.

Le 43 concubine di Khundayar
A Kokand, nella valle della Fergana, abbiamo visto un palazzo del 1873,  costruito dall’ultimo e spietato khan Khundayar per ospitare le sue 43 concubine. L’islam permette solo 4 mogli, perciò il khan teneva un mullah a portata di mano per celebrare rapidamente le nozze. Il matrimonio durava solo una notte.

Questa pratica ancora sopravvive nell’Iran moralista con il “matrimonio a termine”:
un uomo o una donna, che non devono essere vergini, possono ancora “sposarsi” per un periodo di tempo compreso tra qualche ora e qualche mese con la benedizione di un mullah. Nonostante questa istituzione sia stata talvolta difesa come un mezzo per permettere alle donne rimaste vedove durante la guerra Iran-Iraq di continuare ad avere una vita sessuale, o come un mezzo per permettere ai giovani di averne una, la maggior parte degli osservatori stranieri la considerano una forma di prostituzione legalizzata. 
  
Ce ne andiamo dall'Uzbekistan portandoci il ricordo di grandi bazar...

...dei colori azzurri delle maioliche...

 ...e come ultima immagine, le galline che ci aspettavano 
stamattina all'uscita della guesthouse.


2 commenti:

  1. siete fantastici!
    quando apro il vostro blog alleggerisco le mie afose calde giornate
    buona continuazione e un abbraccio
    cristina - conegliano

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  2. grazie cristina,
    noi in compenso siamo saliti a 1600 metri di altezza per vedere un'intera foresta di noci...
    buon inizio scuola
    ruggero

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