martedì 31 luglio 2012

Siamo in Iran, stasera a letto senza cena

NOTA: in Iran ci sono grossi problemi di connessione a internet e quando si riesce certi siti (come questo) sono bloccati. Non sappiamo se riusciremo sempre ad aggiornare il blog.

Il mio bus è un Mercedes, quando parte sembra che voglia decollare, invece le grandi ruote lì sulla strada, disegnano la distanza con casa mia. Si allontana un metro, due, cento, poi chilometri. Adesso è chiaro che sto andando, lontano. Dal finestrino vedo la scia che lasciano gli alberi, le case, le luci dei paesi… e più mi allontano, più le persone a me care si avvicinano. Mi piace questa prospettiva. C'è musica nell’aria.

Scesi dal bus notturno ci siamo organizzati per la visita di due castelli che si trovano nella strada verso il confine iraniano.  Il primo è un castello costruito intorno al 700 a.C. dal re di Urartur, regno che fiorì dal XIII al VII secolo a.C., assimilando la cultura e la scrittura cuneiforme dai vicini Assiri. Nell’area archeologica si vedono solo le fondamenta, ma affascina il luogo posto sopra un costone… ci sei solo tu e la tua immaginazione. Il secondo invece è un castello curdo del 1600, posto su un dirupo.
Bilancio della giornata: siamo in Iran, distrutti. Ruggero nel bus notturno è caduto scivolando dagli scalini. Non si è fatto niente ma ha rotto lo schermo del computer (per fortuna si può ancora utilizzare).
Abbiamo fatto da stamattina 350 km in mezzo alle aspre montagne curde, metà dei quali facendo autostop, per mancanza di mezzi. Non pensavamo che questo tragitto fosse così difficile, la Lonely Planet lo dava tranquillo. Arrivati in albergo mi sono accorta di non avere più i sandali…rubati o persi? Per la gentilezza che la gente ha avuto oggi con noi, preferisco pensare di averli persi. 
Il confine con l’Iran che abbiamo attraversato è quello meno battuto, mai visto attraversamento così sporco e disorganizzato.
Abbiamo portato avanti l’orologio di un’altra ora e mezza (ma dove se la sono inventata questa mezza ora!), quindi siamo due ore e mezza avanti rispetto all’Italia. Poi problemi per il cambio, non sapevo quale fosse giusto: con 70 euro mi hanno dato un milione e quattrocentomila Rial, che poi sono 140.000 Toman… insomma un casino.
Stasera siamo troppo stanchi…si va a letto senza cena ( e senza colazione e senza pranzo…).
La scrittura cuneiforme degli Urartur (circa 800 a.C)


Il castello curdo di Hosap (1600 circa) vicino al confine con l'Iran


L'ultima immagine della Turchia la dedichiamo a questa famiglia olandese.
Loro si' che sono dei grandi viaggiatori: mamma, papa' e quattro figli.

I costi della Turchia

Quanto ci sono costati questi 11 giorni in Turchia

La vita non costa molto, soprattutto nella parte orientale.
I trasporti con i bus per lunghe distanze sono confortevoli e costano poco.

Spesi in totale 363 € a testa.
Una media di 33 € al giorno a testa, tutto compreso, anche i trasporti.

Passate 3 notti in bus notturni per coprire le lunghe distanze.
Percorsi 2700 km solo in Turchia per attraversarla.

Stando attenti si può cenare bene con 10 euro in due.

7 notti in alberghi o pensioni di cui:
- una notte alla valle di Ihlara, 28 euro la camera con colazione (Bello)
- due notti a Goreme in Cappadocia,  con prima colazione 30 euro a notte la doppia (Bello)
- due notti a Sanliurfa , con prima colazione 32 euro a notte la doppia (Buono)
- una notte a Mardin, 23 euro la doppia con  bagno condiviso e senza prima colazione (Scarso)
- una notte a Diyarbakir, 28 euro la doppia con colazione (Buono)

lunedì 30 luglio 2012

a Diyarbakir un pò di orgoglio italiano


[Turchia] La particolarità di Diyarbakir è la sua grande cerchia di mura in basalto lunghe 6 km che si dice siano seconde solo alla Grande Muraglia cinese. Anche le vecchie case venivano costruite in basalto nero mentre le strisce bianche e nere sono uno degli elementi caratteristici delle moschee e dei vecchi caravanserragli. 

E’ molto bello l’Hasan Pasa Hani un vecchio caravanserraglio trasformato in negozi e locali, sempre molto affollato. Seduti attorno a piccoli tavoli la gente del posto legge giornali e beve tè.  Ci è piaciuto passare un po’ del nostro pomeriggio in questo luogo fra le nostre letture. 

Pure questa mattina ci siamo goduti del tempo stesi sotto gli alberi, come fa la gente del posto. Ci siamo proprio rilassati qui a Diyarbakir, in fondo è stato necessario anche farlo: questa sera ci aspetta un notturno in bus. A titolo di cronaca i nomi sui nostri biglietti per il viaggio verso Van sono: Rucero Dakros e Benso Baola.

Pausa con tanto di anguria (mezza a testa), 
tagliata con un coltello di plastica


Orgoglio italiano: in questa città il 90% dei Taxi sono Fiat (Doblò e Fiorino).
Sullo sfondo un caravanserraglio in basalto nero del 1500, 
aveva 72 camere e una stalla per  800 cammelli.

Messa in aramaico antico, la lingua di Gesù

In tutta l’Anatolia, dove il cristianesimo ha iniziato a diffondersi, sono rimaste alcune chiese cristiane. A Diyarbakir c’è la splendida Chiesa della Vergine Maria di rito siro-ortodosso (monofisti o giacobiti), dove le funzioni avvengono ancora in aramaico antico, la lingua di Gesù. “E’ frequentata solo da una quarantina di cristiani rimasti in città, dice il parroco, prima erano molti di più. Tutti se ne vogliono andare perché hanno paura e dopo la morte del mio amico, il parroco di Trebisonda, e degli altri fatti successi, anch’io ho paura. Qui non ci vogliono”

Abbiamo assistito alla bella funzione in aramaico antico e ne ho riportato 30 secondi nel video sotto.


Approfondimento sui monofisti (per chi vuole farsi del male)

Nel VI secolo d.C. Giacobbe Baradeo vescovo di Edessa (Urfa) giunse a scontrarsi con il patriarca di Costantinopoli per aver sviluppato una propria opinione circa la natura divina di Cristo.
Il patriarca e la dottrina ufficiale sostenevano che in Cristo convivevano la natura umana e la natura divina. Il vescovo, invece, affermava che Cristo aveva una sola (mon) natura (physis), quella divina. Tacciato come eretico monofista e scomunicato, il vescovo fondò subito una propria chiesa che venne chiamata giacobita (o siro – ortodossa) dal nome del suo fondatore.
Nello stesso periodo e per lo stesso motivo furono istituite altre tre chiese indipendenti, quella armena ortodossa, quella copta in Egitto e quella etiope.

domenica 29 luglio 2012

a Batman con i piedi nel Tigri


[Turchia] La gentilezza dei turchi mi ha sorpreso, ancora di più in questa zona kurda, al confine con la Siria, dimenticata dal turismo. Sono sempre sorridenti e pronti ad offrirti di tutto.
A Dyarbakir questa sera siamo usciti per cena cercando un ristorante che avesse qualcosa di vegetariano, davvero difficile da trovare da queste parti. Mentre aspettiamo due pide al formaggio, una specie di pizza ovale, cominciano a portarci a più riprese, piatti a base di verdure. Rifiutiamo pensando al conto…insistono dicendo che è gratuito. Alla fine avevamo otto piatti di cibo diverso sul tavolo. Chiedo il conto, già pronto a discutere sul prezzo, invece...solo 10 euro in due!

Chissà se sono così perché vedono pochi turisti: oggi non c’era nessuno straniero in giro per la città oltre a noi.

Torniamo alla mattina di oggi:
Siamo partiti molto presto da Mardin per raggiungere Hasankeyf, un villaggio a 150 km con un incantevole gruppo di case color miele abbarbicate sulle rocce di una gola che domina il fiume Tigri, una specie di piccola Cappadocia. Questa meraviglia è destinata a scomparire per sempre sotto le acque di una diga in costruzione. 
E' una simpatica curiosità sapere che Hasankeyf si trova nella provincia di nome Batman... eppure non riuscirà a salvarla!

Oggi ci siamo rifatti con l’albergo, dopo la pessima camera senza bagno di ieri. Arrivati in città ho chiesto a sei alberghi una camera sui 30 euro che avesse bagno in camera e aria condizionata. All’ultimo tentativo è andata bene, siamo in un albergo a 3 stelle per ancora meno soldi.


  Hasankeyf, le case nella roccia abitate fino a pochi decenni fa


 Il fiume Tigri con i suoi ponti


Ci sono diversi bar lungo la sponda, è stato strano ed emozionante bere un tè con i piedi a bagno nel grande fiume della storia.


Nemrut Dagi è un tempio funerario con colossali statue poste in cima ad una montagna a 150 km da Diyarbakir. E' una meta, Patrimonio dell'Umanità, assolutamente da non perdere. Noi ci siamo stati nel 2004. 

sabato 28 luglio 2012

Mardin con vista sulla Mesopotamia


[Turchia] Mardin è una bella e antica città dominata da un castello. Le sue vie fiancheggiate da case in pietra color miele che digradano lungo il fianco della collina, mi ricordano un po’ i vecchi quartieri di Gerusalemme. Il bazar si estende ampio e disordinato, all’odore delle spezie si mescola il profumo del sapone fatto a mano. Qui una delle forme di trasporto è ancora rappresentato dagli asini che si vedono adorni di fronzoli. Nelle vie i restauratori di selle sono all’opera e sembrano in grado di rinnovare anche quelle più malridotte.

La città di Mardin si trova a 1200 metri di altezza e si affaccia sulla splendida pianura della Mesopotamia, quella fertile terra tra il Tigri e l’Eufrate, tanto citata nei libri di storia di quando ero bambina. I prezzi delle camere stranamente sono doppi rispetto a Istambul, abbiamo dovuto accontentarci di una stanza con bagno all’esterno… davvero fatiscente. 

Ci consoliamo seduti nella terrazza di un bar con patatine, tè e la vista della Siria sullo sfondo, solo 15 km davanti a noi. L’aspra bellezza delle pianure siriane è un incanto: quadratoni verdi sparsi qua e là, in mezzo, terra gialla. Ci fa compagnia un vento caldo e l’alto minareto della Uli Cami. Giriamo la città e il suo bazar fino a sera tra un via vai di gente e musica turca.

Alle 19.45 uno sparo di cannone ricorda la fine del digiuno giornaliero (siamo in Ramadan) e anche per noi è l’ora di cena. Mentre scrivo queste righe siamo seduti sulla terrazza di un ristorante vicino al castello, sotto di noi le tenue luci dei minareti e delle case di Mardin. E’ bella di giorno ma quando è sera, lo è ancora di più!   

Vista di Mardin con la fertile Mesopotamia sullo sfondo

...mi ha preso la mano e ha voluto una foto con me...

Anche questa sera cena in terrazza, come ieri a Sanliurfa (8€ in due) 






venerdì 27 luglio 2012

Harran, 5000 anni di storia


Harran è un caldo e piccolo paese a 20 km dalla Siria, famoso perché citato nella Bibbia come il luogo dove Abramo visse per alcuni anni,  intorno al 1900 a.C.

Poi Torah prese Abramo, suo figlio, e Lot, figlio del figlio suo Aran, e Sarai sua nuora, moglie del figlio suo Abramo, e li condusse fuori da Ur dei Caldei, per recarsi nella terra di Canaan. Giunsero fino ad Harran e vi si stabilirono.
Genesi 11, 31

E’ praticamente certo che Harran sia uno dei luoghi della Terra abitati ininterrottamente da più tempo. Sono stati trovati resti che risalgono al 3000 a.C.

In sé il paese non è molto bello, una larga distesa di pietre e i resti di una suggestiva moschea del 750 d.C., ma camminare su queste rovine è davvero emozionante, anche se i 42 °C all’ombra hanno decisamente messo alla prova la nostra resistenza.

Harran è famosa anche per le sue case ad alveare, uniche in Turchia, edifici simili si trovano nella Siria settentrionale e in Puglia (trulli). Nei cortili ci sono dei baldacchini, in ferro o legno, che nelle notti d’estate servono da letto perché all'interno fa troppo caldo.

I bambini ci rincorrono continuamente per chiederci penne, caramelle e soprattutto soldi. Mi ricordo la lezione di un nonno in India: “Non date niente ai nostri bambini, perché invece di andare a scuola, o a studiare, aspettano i turisti per ricevere qualcosa, diventa il loro lavoro. Poi, quando saranno grandi, e nessuno darà più niente, cosa faranno? I maschi andranno a rubare e le ragazze a prostituirsi.”

Da allora non ho più dato niente ai bambini, se non in casi particolari.

…stasera Paola ha fatto grandi acquisti, ha comprato una gonna per stare più fresca.

 La moschea di Harran la più vecchia dell'Anatolia, risale al 750 d.C
 
  I trulli di Harran simili a quelli di Alberobello in Puglia

Il baldacchino usato per dormire all'aperto nelle notti d'estate

giovedì 26 luglio 2012

Sanliurfa, la città più calda della Turchia


Siamo a Sanliurfa città dei profeti e importante meta di pellegrinaggio, un luogo affascinante, completamente fuori dal turismo di massa. Peccato che faccia un caldo becco! E’ una città antica di uomini con barba grigia che indossano i tradizionali salvar (ampi calzoni arabi) e donne avvolte in neri chador che si affrettano nelle vie del bazar.
Secondo la leggenda Abramo, che per i mussulmani è un grande profeta, distrusse un giorno le divinità pagane dell’antica Urfa provocando l’ira del re assiro. Per questo suo gesto fu condannato a morte, ma Dio lo salvò.  Sul luogo di questo evento sorge ora un complesso di belle moschee con due vasche rettangolari abitate da carpe che vengono considerate sacre e un’ampia area occupata da un magnifico roseto. Vicino alla grande moschea si trova la Grotta dove si ritiene sia nato Abramo, è’ molto suggestivo entrarci e vedere la gente in adorazione.
Nel lago un'infinità di carpe sacre, secondo la leggenda chi osa mangiarle diventerà cieco.

Fa molto caldo e anche noi,  come gli uomini del posto, entriamo nelle moschee per rinfrescarci. Pochi  pregano, altri dormono, alcuni…cavolo se  russano! E sentire il canto del muezzin che invoca Allah, ripetuto come eco dai minareti più lontani, mi fa venire i brividi.
Le fresche moschee sono un ottimo rifugio contro i 45 °C esterni.

Nel gran bazar di Sanliurfa si respira un’atmosfera tipicamente orientale, sui banchetti, insieme a tappeti e jeans, sono in mostra pelli di pecora e piccioni. Il profumo delle spezie mi inebria. Gli uomini mi salutano mettendo la mano prima sulla fronte  poi sul petto, le donne inclinano la testa e abbassano gli occhi. I bambini, curiosi ci stanno sempre attorno.  Una delle specialità culinarie di Urfa sono le polpette di montone crudo tritato che con questo clima caldo sono praticamente garanzia di problemi intestinali… li abbiamo già prenotati per cena! 
La modella turca della Vodafone

mercoledì 25 luglio 2012

Mongoilfiere e bucato


Stamattina ci siamo svegliati presto e quando abbiamo aperto la porta della camera c'erano mongolfiere di tutti i colori. Una meraviglia.
Dopo colazione abbiamo liberato la stanza lasciando gli zaini alla reception... perché finalmente stasera dormiamo in bus!
Poi una bella passeggiata di sei ore nella Valle dell’Amore, il sole era cocente e ci siamo bevuti quasi otto litri di acqua. Vi risparmiamo le foto, anche se più belle di quelle di ieri, perché troppo osè: falli, falli e ancora falli.

Oggi la temperatura ha raggiunto i 39 °C, uno in più di ieri. Siamo però a 1000 metri, vediamo cosa succederà domani quando saremo quasi in pianura.

Tra poco partiamo per Sanliurfa, già in Kurdistan, 11 ore di viaggio.

                               Le mongolfiere viste dalla terrazza della nostra guest house


Ci hanno chiesto come facciamo con il bucato.

Lo facciamo sempre noi, raramente lo diamo alla guesthouse.

Prima di tutto si stende il filo, un banale spago da cucina (quello per legare i polli) ottimo per la sua resistenza. Si cerca nella stanza qualche chiodo, magari togliendo i quadri, oppure lo si stende legandolo al cardine della porta e della finestra. Si deve ora gonfiare la bacinella...in genere questo è il mio compito, poi Ruggero fa il bucato… mentre io  sto già dormendo! Al mattino i vestiti sono già asciutti pronti per essere indossati.
Non so proprio come potremmo fare senza la bacinella gonfiabile: è molto pratica e ci permette di indossare ogni giorno vestiti puliti. In questo modo per il viaggio bastano tre, quattro magliette e due paia di pantaloni, il resto, se serve, si compra cammin facendo. 
 
 
  La bacinella gonfiabile larga circa 40 cm

 Il bucato steso in camera

martedì 24 luglio 2012

Cappadocia: i camini delle fate


I francesi sono i più grandi viaggiatori e lo sono ancora di più oggi che ci hanno portato fuori da una valle dove ci eravamo persi, dopo un trekking di parecchie ore. Ci hanno raccontato che loro possono prendersi aspettativa quando vogliono, soprattutto quelli che lavorano nel pubblico, per questo viaggiano tanto. Sarà, comunque io li trovo veramente ovunque nel mondo.

Oggi abbiamo camminato tantissimo nei sentieri intorno a Goreme. Sono posti stupendi, con temperature che sfiorano i 40 gradi, ma all’ombra fa fresco. Camminando mangi continuamente frutta che piove dagli alberi e attorno a te vedi formazioni rocciose uniche al mondo. Poi, se sei stanco, ti avvicini alla strada, metti fuori il dito, e magicamente un’auto si ferma.

Ora, mentre sto scrivendo, il muezzin ha cominciato il suo canto e una brezza perfetta accarezza la sera. Peccato che domani alle 19.30 si debba partire con il solito notturno, per Sanliurfa, mille metri più in basso, dove sarà molto più caldo e dove dovremmo fare i conti con le prime zanzare malariche.

Nella nostra pensione c’è una coppia spagnola con una grossa moto BMW. Stanno facendo “il grande tour”: dalla Spagna all’Australia in moto, impiegando circa dieci mesi. Ho un po’ di nostalgia perché anche noi inizialmente avevamo pensato ad una piccola moto. Abbiamo poi scelto di muoverci con i mezzi locali che permettono di entrare maggiormente in contatto con le persone e, forse, rimane il modo di viaggiare più antico. 

                            Villaggio di Zelve, interamente scavato nella roccia e abitato fino al 1952.

                             Il villaggio ad alveare di Uchisar raggiunto dopo una lunga camminata.

                                                                 I camini delle fate.

                                                  La Valle dell'Amore vicino a Goreme

lunedì 23 luglio 2012

autostop


Il mese sacro, chiamato Ramadan è in parte paragonabile alla Quaresima cristiana. Dura 30 giorni e ogni buon mussulmano non deve far passare niente attraverso le labbra, dall’alba al tramonto. Se nella Turchia occidentale non tutti lo rispettano, qui si sente pienamente. E’ un problema anche per noi: anche se non siamo tenuti a rispettarlo perché non siamo di fede mussulmana, ci sentiamo a disagio a mangiare o bere di fronte a loro. Non possiamo per esempio mai fermarci a bere un cay (Te’) o qualcos’altro. I bar sono comunque pieni di uomini, ma non bevono assolutamente niente e i ristoranti hanno i tavoli vuoti fino a sera. Stanotte Paola si è svegliata di soprassalto per un rumore assordante: erano i tamburini che circolano per le strade prima dell’alba per svegliare i fedeli in modo che possano nutrirsi prima che spunti il sole.

Sorprendente il rispetto per le donne e per gli anziani. Negli autobus, qualsiasi uomo vicino alla porta si alza immediatamente appena sale un anziano o una donna, anche se ci sono dei posti liberi più lontano.

    Una bella camminata sotto il sole per raggiungere un vecchio caravanserraglio del 1200.

Oggi abbiamo percorso circa 200 km, verso Goreme, il centro della Cappadocia. Durante il tragitto in autobus ci siamo fatti lasciare per strada proseguendo a piedi per visitare uno dei tanti caravanserragli della zona. Abbiamo camminato per diversi chilometri sotto un sole che picchiava, ma essendo la Cappadocia un enorme altopiano alto 1000 metri, la temperatura è sopportabile.
Tornati sulla strada principale, visto che nessun bus passava, abbiamo fatto l’autostop per percorrere gli ultimi 60 km…Paola è riuscita a far fermare un tipo gentilissimo che ci ha portato fin dentro la città e ci ha offerto pure degli snack.

Sulla terrazza della nostra pensione si sta proprio bene, abbiamo tutta Goreme davanti e noi dormiamo in un stanza scavata nella roccia.
    Autostop per raggiungere Goreme... non sembra, ma è la Paola

domenica 22 luglio 2012

Cappadocia


Ieri sera…
Partiamo da Kusadasi dopo aver fatto una piccola scorta di cibo. L’autobus è comodo, gli mancano solo le ali per essere un piccolo aereo: aria condizionata, monitor su ogni sedile per vedere film e ascoltare musica; lo stuart con il suo papillon cammina avanti e indietro distribuendo gratuitamente bibite e biscotti. Durante la notte facciamo più di uno stop in stazioni che sembrano aeroporti o in altre con così tante luci colorate che ti sembra di entrare al Luna Park. In mezzo a tanto cibo e fiumi di tè, la gente cammina tra le valigie e la notte. Ci sono posti liberi sul bus, mi sistemo su due sedili. Vorrei essere un metro e venti ma mi avanza un pezzo; mi giro e rigiro, imploro Ataturk l’eroe nazionale turco, poi abbraccio il mio sedile… divento piccola, sempre più piccola, il movimento mi culla e un cigolio diventa la mia ninna nanna. Mi addormento, quando mi sveglio il sole è già alto e siamo ad Askaray. Magia è fatta.


    Il canyon di Ihlara, una camminata lunga 14 km

Oggi…
Arrivati a Ilhara ci sistemiamo nell’hotel del piccolo paese. Una doccia per lavare via la notte in bus e partiamo subito per la passeggiata all’interno della famosa valle. Seguiamo il fiume per 14 km in un canyon profondo e pieno di vegetazione. Una lunga oasi con diversi tipi di alberi da frutto:  albicocche, susine, mele, ma soprattutto more di gelso, bianche e dolcissime, che non avevo mai mangiato e nemmeno sapevo esistessero. Ci siamo abbuffati. Sulle pareti del canyon visitiamo resti di vecchie chiese bizantine scavate nella roccia. Dopo 6 ore siamo di ritorno. Cerchiamo un posto per bere qualcosa ma notiamo che i bar della piazza sono pieni di uomini che non bevono niente: è il Ramadan. Andiamo nella nostra stanza.  

    L'interno di una chiesa bizantina lungo il canyon

    La siesta del mandriano mentre le mucche sono al pascolo...e il caffè si raffredda

sabato 21 luglio 2012

Che bello, stanotte dormiamo in bus


Dopo un’ora e mezza di navigazione siamo entrati in Turchia, a Kusadasi, vicino alla città romana di Efeso, uno dei migliori posti al mondo per farsi un’idea di come vivevano gli antichi romani. Saltiamo la visita a questo sito, ce lo ricordiamo molto bene da un viaggio precedente. Per lo stesso motivo non andiamo alle fantastiche piscine di travertino di Pamukkale e alla città di Konya, patria dei dervisci rotanti. Puntiamo invece sulla Cappadocia, per starci qualche giorno. Questa sera prendiamo un bus e ci passeremo la notte…che divertimento!

Foto dei luoghi da non perdere fatte nel viaggio precedente:

 Efeso ha delle rovine di marmo ben conservate tra cui il Gran Teatro che poteva ospitare 25.000 persone e la bellissima Biblioteca di Celso che contava 12.000 rotoli disposti nelle nicchie delle pareti. 


 Le bianche e splendenti formazioni calcaree (vasche di travertino) di Pamukkale. Sopra si trova la necropoli di Hierapolis dove morivano  le persone che venivano a  curarsi in questa città termale.  


Ancora da non perdere in questo tragitto verso la Cappadocia, è la città di Konya per il Museo Mevlana santuario di uno dei più grandi filosofi e mistici del mondo e patria dei dervisci rotanti. Una particolare arte di comunicare con il divino attraverso la danza.